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I pneumatici: Cosa sono e Come si smaltiscono
I pneumatici, detti comunemente copertoni e/o gomme, sono quella parte della ruota che consente ai veicoli di aderire alla strada e quindi di muoversi.
Sono costituiti principalmente da gomma naturale (caucciù), gomma sintetica (elastomeri) e acciaio.
Le caratteristiche chimiche di questi materiali sono tali da creare enormi problemi ambientali se questi, invece di essere smaltiti e recuperati, vengono abbandonati senza regolamentazione.
Innanzitutto, i pneumatici non sono biodegradabili; inoltre sono facilmente combustibili.
La combustione di materiali polimerici (gomme sintetiche) produce gas tossici altamente inquinanti.
Se, poi, i pneumatici vengono accumulati uno sopra l’altro, possono dar vita a ristagni d’acqua con successiva proliferazione di insetti e rischio di infezioni.
Per tutti questi motivi, una volta che i pneumatici non sono più utilizzabili, sono cioé PNEUMATICI FUORI USO (PFU), essi si trasformano -per la normativa italiana ed europea- in “rifiuti speciali” da assoggettare ad una procedura specifica di smaltimento e successivo recupero delle singole materie di cui sono costituiti.
PFU e Normativa Ambientale
Il Decreto Ministeriale n.82/2011 del Ministero dell’Ambiente ha stabilito che lo smaltimento dei PFU è obbligatorio e il loro abbandono in luoghi non prestabiliti costituisce un REATO.
“Rifiuto speciale” significa infatti rifiuto inquinante: dannoso per terra, acqua e aria.
Dove portare i PFU per il loro successivo smaltimento
Per legge, preposti alla raccolta dei PFU sono i gommisti stessi (oppure altri operatori autorizzati) che, a loro volta, li faranno pervenire ai Consorzi di Smaltimento.
Il cosiddetto CONTRIBUTO PFU
Il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero dei PFU (e successiva rendicontazione alle Autorità) spetta a delle figure giuridiche denominate “Consorzi di Smaltimento”.
In concreto si tratta di società senza scopo di lucro i cui soci sono i principali produttori di pneumatici operanti in Italia, piccoli artigiani, rivenditori, ecc.
Questi Consorzi si finanziano attraverso il Contributo PFU la cui riscossione anticipata spetta ai gommisti.
Per legge i gommisti devono essere iscritti a uno di questi Consorzi (Ecopneus, Ecotyre, ecc.). Quando acquistiamo dei nuovi pneumatici, il loro prezzo è aumentato da questo contributo che varia a seconda della dimensione degli stessi.
L’ammontare del contributo deve essere sempre indicato a parte (in modo distinto e visibile) dal prezzo di listino del copertone.
Per i gommisti il Contributo PFU è solo una “partita di giro” nel senso che non costituisce reddito imponibile.

Come avviene il recupero dei PFU
Come già detto, il pneumatico è formato da varie componenti chimico-fisiche (gomma, acciaio, elastomeri) che possono essere separate e riutilizzate in nuovi processi produttivi.
Attraverso il procedimento industriale di frantumazione/granulazione i vecchi e inutili pneumatici possono diventare: granuli per pavimenti, strade, campi da calcio e sistemi di isolamento acustico; cippato (o ciabattato) da usare per l’asfalto delle strade, nei cementifici, nelle acciaierie elettriche; polverino, riciclato nelle mescole o usato per la produzione di sigillanti, vernici e adesivi.
Un altro metodo per recuperare i PFU è ritrasformarli in pneumatici utili, attraverso un procedimento detto di “ricostruzione” del battistrada.
Un terzo processo avviene tramite “pirolisi”: il vecchio pneumatico viene sottoposto ad una temperatura altissima di 500/600°C.
In questo modo si ottengono: una componente liquida (idrocarburi), una gassosa (idrogeno, metano e monossido di carbonio) e una componente solida che può essere direttamente usata al posto del carbone o destinata alla produzione di carboni attivi per la depurazione delle acque reflue o fumi.
METODI DI SMALTIMENTO DEI PNEUMATICI FUORI USO (PFU) – ELENCO RIASSUNTIVO
– RICICLO MECCANICO per mezzo dei processi industriali di frantumazione/granulazione;
– RICOSTRUZIONE del pneumatico fuori uso attraverso le seguenti fasi:
1) selezione preventiva dei PFU idonei ad essere ricostruiti;
2) raspatura: asportazione del battistrada;
3) ispezione della carcassa e successiva riparazione;
4) soluzionatura: applicazione di uno strato di gomma liquida per predisporre la superficie del pneumatico all’applicazione di materiale nuovo;
5) applicazione del nuovo battistrada con tecnica “a caldo” e/o “a freddo”;
6) vulcanizzazione “a caldo” attraverso la quale si procede alla nuova marcatura del pneumatico;
7) controllo del lavoro effettuato e ulteriore finitura delle imperfezioni.
– RICICLO CHIMICO come risultato di un processo di decomposizione dei PFU mediante trattamento termico (pirolisi).
